Laura, la cassiera

Laura ha una bella risata.

Contagiosa.

È quello il suo tratto caratteristico.

È da lì che bisogna iniziare con un ritratto.

È una risata bella. A metà tra un maschera per il proprio pudore e un autentica gioia di vivere.

Laura è spesso alla cassa del supermercatino del quartiere.

Quello storico.

Quello che tutti han presente.

Quello in cui generazioni di famiglie hanno comprato ciò che si necessità ogni giorno.

Laura l’abbiamo contattata a bruciapelo una mattina. E con quell’entusiasmo che sembra contraddistinguerla ha subito accettato.

Ci siamo dati appuntamento per un pomeriggio della settimana dopo, nella pausa pomeridiana quando il negozio sarebbe stato chiuso, perché registrare con frotte di clienti che sciamano avanti e indietro sarebbe stato impossibile.

Il giorno stabilito arriviamo con una decina di minuti di ritardo.

Lei ci apre il negozio da dietro.

Entriamo, ci accende le luci e nella mia testa parte una vecchia canzone dei Clash, “lost in the supermarket”.

Ci aggiriamo per  questo mondo variopinto e simbolo di modernità, ci appoggiamo alla cassa, accendo il registratore e Laura inizia a parlare.

Parla chiaramente e dopo le prime domande chiede con una certa dolcezza se le risposte andavano bene.

A noi sembrava proprio di sì, ma giudicate voi ascoltando direttamente le sue parole.

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