Salvatore, il parrucchiere

Anche quello di Salvatore è un negozio di una sola vetrina, sormontata dalla scritta squadrata, al neon, molto anni ’80 “PARRUCCHIERE,” e a capo, scritto un po’ più piccolo: “SALVATORE”.

In vetrina un paio di foto di acconciature e delle teste di manichino sormontate da parrucche.

Quando varchi la porta ti sembra di aver attraversato una soglia spazio temporale, e di trovarti in un altro mondo.

Tutto l’arredamento è in legno e le poltrone foderate in pelle bianca e arancione.

Un paio di dipinti e delle foto che rappresentano  i lavori di Salvatore e i suoi diplomi.

Salvatore è una persona che parla lentamente e chiaramente, non ha paura di dire quello che pensa.

Prima di iniziare la sua intervista ci fa ammirare il negozio e ci chiede, quando avremo sviluppato le foto, di portargliele. Si lamenta che tutti fanno le foto al suo negozio, ma che nessuno poi gliele porta.

Gli piacerebbe avere qualche ricordo di queste interviste.

Poi si siede, prende una delle sue parrucche, l’acconcia per bene e si mette a parlare.

Il racconto, come potrete sentire nella intervista ci racconta di una Milano popolare, un paese dove le persone si fermavano anche per ore a chiacchierare con i commercianti.

Un’Ortica senza fretta.

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